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Archive for settembre 2009

Quest’anno posso dire di aver soddisfatto la mia costante voglia di sud. Dopo due settimane di vacanza nella mia amata Sicilia (che meriterebbero un post a parte: Lipari, Vulcano, Filicudi…) in questo settembre sono andata a Napoli e Bari.

Non visitavo Napoli da quelle due mitiche settimane a Castellamare di Stabia con papa`, in quarta elementare, io e lui da soli. Ah no, forse c’ero tornata in gita scolastica al ginnasio, ma di quella gita da incubo l’unica cosa che ricordo e` una terribile discoteca di Sorrento, (la mia prima, e per molti anni ultima, discoteca).

Be`, non c’e’ da meravigliarsi che Posillipo e Mergellina siano cosi` famosi nel mondo. E che dire di Nisida, un sogno da quando compravo ancora i vinili di Edoardo Bennato. Non ho avuto tempo per fare la turista, se non una lunga, bellissima, passeggiata notturna. E per le vie di Chiaia, in piazza del Plebiscito, sul lungomare, in via Caracciolo, mi sono sentita tranquilla, al sicuro anche se era mezzanotte, a passeggiare nelle strade piene di persone che si godevano quella bella serata di fine estate. Proprio come quando da ragazzina, col mio papa`, avrei fatto qualsiasi cosa e sarei andata dappertutto perche` tanto quando ero con lui non mi poteva accadere niente.

A Bari sono venuta per la prima volta, anche se in Puglia sono gia` stata molte volte.  Mi colpisce sempre questo senso di ricchezza delle citta`, che uno non si aspetterebbe in una citta` del sud. Una ricchezza che non e` solo economica e non si misura solo dalla lucentezza dei negozi (che peraltro sono luminosi e belli), ma anche culturale e si potrebbe misurare col numero di teatri importanti (nel raggio di un chilometro ne ho trovati ben tre: il Piccinni, il Margherita e il famoso Petruzzelli).  Mi ha colpito anche la pulizia (forse perche` tutti gli edifici sono bianchi, o perche` ormai sono rassegnata alla perenne sporcizia della mia citta`?) e l’eleganza delle persone per strada, in una giornata feriale qualsiasi e senza sembrare che dovessero partecipare ad  alcuna ricorrenza speciale. Forse questa mia ultima affermazione e` dettata dalla  superficialita`, visto che pensandoci bene, mi sono imbattuta in ben due matrimoni in un  mercoledi` mattina.

Un punto in comune: l’estrema gentilezza delle persone, che se temono che tu possa perderti invece che limitarsi a indicarti la strada si offrono di fare un tratto di strada insieme. Una eccezionale signora sull’autobus a cui avevo chiesto che mi indicasse quando arrivavamo alla mia fermata, quando e` dovuta scendere si e` rivolta agli altri passeggeri, perche` qualcuno di loro mi aiutasse. Un  anziano signore si e` offerto di darmi un biglietto dell’autobus (e non voleva che glielo pagassi!) perche` se fossi andata a comprare i biglietti avrei perso l’autobus che stava arrivando. Una signora mi ha indicato la strada per la chiesa di San Nicola con un ‘percorso sicuro’, e una suora mi ha addirittura accompagnato fino al punto da cui ‘non potevo piu` sbagliare’. Vorrei sottolineare che sono una persona normale, in genere non induco negli altri tali sitinti di protezione.

Insomma, la mia voglia di sud e` aumentata ancora.

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La casa della moschea

Di nuovo un bellissimo romanzo ‘importante’ di Kader Abdolah.

Si racconta la storia della famiglia di Aga Jan, ricco mercante di tappeti e capo del bazar, che da secoli e` responsabile  della moschea di Senjan, in  Persia, e vive nella casa adiacente alla moschea. La storia comincia ai tempi dello scia` Reza Palevi che vuole imprimere una spinta modernizzatrice al paese, ma non raggiunge le zone rurali lontane da Teheran.  Contemporaneamente gli ayatollah di Qom preparano una reazione oscurantista. Ghalghal, che un giorno arriva a Senjan per chiedere la mano della figlia di Alsaberi, l’imam della moschea, incarnera` la rivolta degli ayatollah, divenendo braccio destro di Khomeini e crudele ‘giudice di Dio’.  Ci sono molti personaggi affascinanti, uomini e donne. Alcune pagine raggiungono un altissimo lirismo, penso per esempio al figlio di Aga Jan che riconosce Ghalghal nel giudice di Dio, ma non rinnega i valori a cui il padre lo ha educato, e perdera` la vita per questo. E poi lo struggente capitolo in cui Aga Jan accompagnato dall’amato nipote  (che, partecipando alla rivolta armata dei gruppi politici di sinistra contro gli ayatollah sara` costretto a fuggire all’estero, in Olanda appunto, per mettersi in salvo) cerca nella notte una tomba ‘onorevole’ per il figlio giustiziato. Come non ricordare la descrizione della moglie di Khomeini, Batul, una donna invisibile, nascosta  nel suo chador, che uno dei protagonisti, Nosrat, regista e fotografo decide di “spiare”, perchè intravede in lei uno spiraglio di ribellione ad una cultura che mortifica da secoli le donne.

Questo  libro incanta,  il bravissimo Kader Abdolah ci affascina  con un  racconto denso di nostalgie per la terra lasciata e per le persone che non ci sono piu`. Bellissime sono le descrizioni di questa Persia cosi` lontana da noi. La religione occupa un ruolo importante, e  non poche volte dimostra più umanità delle interpretazioni che ne danno gli uomini. Bellezze e brutture sono raccontate con uno stile elegante, mai volgare, non si condanna ne` si assolve nessuno, lasciando al lettore la responsabilità di un giudizio.

Insomma, un libro bellissimo.

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